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Se sei quello che leggi...

Sabato 28 febbrio 2015 si è svolta a Caorle, il mio paese natale e il luogo in cui vivo, la prima presentazione de La Centunesima Infelice. Il piccolo evento, a cui ha partecipato un nutrito pubblico, mi ha dato l'opportunità di parlare del mio romanzo e della mia attività di scrittura, e ha fornito l'occasione per un breve momento culturale e conviviale.

La discussione, la lettura ad alta voce e la musica di Alessandro e Luca, sono stati gli ingredienti fondamentali di un riuscito e piacevole incontro tra amici da cui è emersa la passione comune per la lettura e l'interesse per "le storie", sostanza e nutrimento primo della narrativa.

Ecco di seguito le domande e le risposte che, durante la presentazione, si sono alternate alle letture dei brani e ai pezzi musicali.

Milena Fernandez: Per fortuna dei lettori, un giorno Nicoletta Parigini decide di mollare il lavoro di restauratrice di opere d’arte per tuffarsi nella scrittura. Oggi le sue mani non sono impegnate a rammendare una tela del Rinascimento o del Settecento, ma trasmettono l’arte e l’ammirazione per la bellezza attraverso i libri.

I bravi scrittori e scrittrici imparano il mestiere nel miglior modo di sempre: leggendo. Fin da bambina, Nicoletta è stata una gran lettrice. Poi, per lei, è arrivato il momento di confrontarsi con il lampeggiare del cursore del computer e con la voglia di scrivere storie tutte sue.

Nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo Agata, ripubblicato come ebook insieme al suo seguito Agata e il manoscritto di Melchiorre con Edizioni Esordienti Ebook nel 2012. Entrambi sono romanzi per ragazzi.

Nel 2014 ha vinto il Premio Streghe Vampiri e co. –concorso indetto dalla Giovane Holden Editore– con il fantasy Nina Tempesta e il signor Schmitt che sarà pubblicato a breve dalla citata casa editrice.

Il suo ultimo romanzo, La Centunesima infelice, è stato pubblicato a gennaio 2015 da Edizioni Esordienti Ebook.

Ambientato a Venezia, narra le esperienze fantastiche e quotidiane di Angiolina, una ragazza che ha un dono speciale: riesce a parlare in sogno con un Senatore della Serenissima Repubblica di Venezia, un personaggio vissuto cinque secoli prima di lei. E attraverso lui, Angiolina viene in contatto con una serie di più o meno sfortunati trapassati.

Sulle sue spalle, già gravate dal peso di una famiglia problematica, pesano i segreti che i fantasmi le confidano. E per Angiolina verrà il tempo di affrontare una dura prova...

In questo romanzo c’è tutta la sensibilità al femminile di Nicoletta Parigini, l’amore per l’arte, e tante chiavi per rompere i muri che, a volte senza volere, mettiamo davanti alle persone a cui vogliamo bene.

Nicoletta Parigini vive a Caorle, in provincia di Venezia, con il marito e le figlie.

Cosa significano per te la letteratura e la narrativa?

N.P. Il mio rapporto con la letteratura passa soprattutto attraverso la narrativa, il genere letterario a cui più mi sento vicina per scelte, gusto e formazione scolastica. Letteratura e narrativa hanno fornito la sostanza della mia formazione culturale e della mia crescita personale.

Ricordo sempre le parole della mia insegnante di Letteratura Italiana del Liceo. Lei sosteneva che l'educazione sentimentale dei giovani dovrebbe passare attraverso la lettura dei classici. Un'affermazione che può apparire forse poco concreta -e quanto più lontana dall'attualità- ma che, a ben vedere, rivela il valore universale della letteratura per la maturazione e l'arricchimento personale di ciascuno. In sostanza, se è vero che sei quello che mangi è vero anche che sei quello che leggi.

M.F. Quale è il ruolo che svolgono le donne (la madre, la nonna, la sorella e Angiolina, la protagonista) nel romanzo?

N.P. Le donne del mio romanzo vestono, ciascuna a proprio modo, un ruolo da protagonista. Angiolina e le altre sono molto diverse tra loro e ognuna con le proprie azioni, con il proprio modo di essere, modella e influenza l'esistenza delle altre. È questa interazione, comune in qualsiasi convivenza, a renderle quelle che sono. E così Angiolina si ritrova a diventare sostegno per le altre. Questo perché è l'unica tra loro in grado di venire a patti con le mancanze proprie e altrui, l'unica che voglia fare da mediatrice tra le esigenze di tutti, che cerchi di attutire i contrasti invece che rinfocolarli. La sorella Annagiulia e Orsola -la loro madre-, sono entrambe prese da loro stesse per farlo. E Caterina -la nonna-, non ha nessuna intenzione di derogare al despotismo da matriarca che si è cucita addosso.

Quindi Angiolina, come dichiara un'amica, tiene in piedi la famiglia. E benché non lo ritenga "nell'ordine naturale delle cose", Angiolina si prende carico di questo ruolo senza risparmiarsi.

M.F. Ne La Centunesima infelice, ogni donna è come una matriosca. E poi, c’è un marito sbiadito che non è capace di fare felice la moglie. Il romanzo è scritto al femminile, ma secondo me sarebbe troppo riduttivo dire che sia un romanzo solo per donne. Sei d’accordo?

N.P. Ogni scrittore, coscientemente o meno, parla a un pubblico ideale. Una realtà che viene tradotta in termini commerciali con la costruzione del "target ideale" a cui dedicare collane e pubblicazioni. Scrivendo La Centunesima Infelice non ho distinto il pubblico maschile da quello femminile. Ho scritto come donna per ovvie ragioni, ricercando le sfumature e sottolineando le differenze tra donna e donna, più che tra uomo e donna, partendo dal presupposto che entrambe le categorie stiano sullo stesso piano. Quello delle creature umane.

M.F. Il romanzo mescola in modo originale storie personali della protagonista con personaggi storici come un senatore della Serenissima. I dialoghi, poi sono molto naturali. Come si fa a parlare con un senatore veneziano un po’dispettoso?

N.P. Come dichiaro nella premessa, il mio romanzo è fatto più di storie che di Storia. Questo anche per quanto riguarda i dialoghi.

I dialoghi sono le parti che preferisco scrivere. Trovo che i dialoghi, se sono fatti bene, aiutino l'autore a far passare il suo messaggio con naturalezza. Nascosta nel dialogo - a mio parere- c'è l'essenza stessa del romanzo. Quella che non ha senso spiattellare tout court , come fosse parte della finzione narrativa, ma che il lettore deve riuscire a cogliere tra le righe. Pena la stucchevolezza del testo e la noia che sorge spontanea nel leggerlo.

Nel caso particolare della Centunesima, Angiolina -una ragazzina del nostro tempo- parla con personaggi provenienti da epoche passate. Ho scelto di avvicinare il loro lessico tralasciando ogni preoccupazione filologica e occupandomi piuttosto di caratterizzarli sulla base della loro personalità. Questo per due ragioni. Prima di tutto, La Centunesima non è un romanzo storico, e ciò mi ha permesso di derogare dalla scrupolosità documentaria. In secondo luogo, i dialoghi tra Angiolina e i fantasmi sono ambientati in contesto onirico, sono produzioni della mente della protagonista, e ciò giustifica ulteriormente la loro lontananza dalla verità storica.

M.F. La Storia dell’Arte è la grande cornice del romanzo. Ma è una Storia dell’Arte piena di emozioni, come quella de La Tempesta, mitico quadro del pittore Giorgione, morto a solo 33 anni. Dicono che La Tempesta nasconda tutti i misteri di Venezia. Perché lo hai scelto?

N.P. È una verità accettata dalla critica che La Tempesta sia il dipinto più misterioso del più misterioso tra i pittori veneti. Su Giorgione non c'è documento o notizia la cui veridicità non sia minata dall'incertezza. Di qui il mito che si è creato intorno alla figura del pittore, tra l'altro sfruttato e gonfiato commercialmente in ogni epoca.

L'alone di mistero che avvolge La Tempesta mi è stato di stimolo per la lettura -assolutamente priva di fondamento storiografico o critico- che ne do nel romanzo attraverso la voce del Senatore-fantasma.

Come ho già detto, il mio non è un romanzo storico e non ha la minima pretesa di fornire notizie documentarie o critiche di valore. Mi sono sforzata però di non distorcere quel poco che ho tratto dalla documentazione storica e, riguardo a Giorgione in particolare, mi sono servita di quello dice su di lui la corrente della storiografia dell'Arte fondata sulla Iconologia Contestuale -la parte della critica, cioè, che tiene conto nelle attribuzioni e, in generale, nello studio delle opere d'arte, del contesto storico e intellettuale dei loro autori, della geografia dei loro spostamenti e dei loro possibili incontri e scambi culturali.

E di nuovo, come dicevo prima, ho tenuto conto oltre che della Storia, anche delle "storie".

M.F. Le dinamiche famigliari della protagonista sono complicate. La ragazza è la colonna portante della famiglia a fronte della latitanza dei suoi genitori. Qui, sparisce lo stereotipo dell’adolescente spensierato, irresponsabile?

N.P. Non sparisce affatto. Quello stereotipo emerge proprio per contrasto tra giudizio che guida le scelte e i comportamenti di Angiolina e quello che manca, invece, a sua sorella e agli altri adolescenti che compaiono nel romanzo.

Del resto non nutro particolare simpatia nei confronti degli stereotipi e ho cercato il più possibile di allontanare i miei personaggi da tutto quello che poteva far pensare a un cliché.

M.F. Le due sorelle sono diverse come il giorno e la notte, ma nel male la sorellanza diventa più forte.

N.P. Tra Angiolina e Annagiulia non c'è alcuna affinità spirituale. Una è posata nella misura in cui l'altra è scriteriata. Una è generosa nella misura in cui l'altra è opportunista. L'una è protesa verso il prossimo quanto l'altra è egocentrica.

Nonostante ciò la sorellanza le unisce. La sorellanza è il loro unico tratto comune, è una virtù che riesce a renderle migliori.

M.F. Angiolina dice di non essere bella, ma lo è. Lei è come un opera d’arte che nasconde tanti segreti?

N.P. I segreti di Angiolina, come la sua bellezza, sono negli occhi di chi la guarda. Lei non ha segreti per se stessa; Angiolina è perfettamente consapevole di sé. È la caratteristica che più mi piace di lei. Angiolina si conosce a fondo e vive i suoi limiti e le sue capacità senza false modestie e falsi pudori. Senza ostentazione.

Non ha una maschera da gettare quando si ritrova a fare i conti con il suo intimo. Vive con naturalezza la precisa stima -e con stima non intendo giudizio di valore ma conteggio, valutazione oggettiva- delle sue capacità.

Questa è la sua forza e anche, perché no, l'origine del suo fascino.

Milena Fernandez, giornalista con 20 anni di esperienza nel mondo dell'informazione. Collabora dal 1996 con il quotidiano spagnolo El Paìs. Nata in Costa Rica, nel 2000 decide di lasciare il paradiso terrestre che l'ha vista crescere per seguire il cuore. E stata direttrice della rivista culturale Viva, del quotidiano La Naciòn (Costa Rica) e vincitrice del primo concorso di giornalismo di inchiesta in America Latina. Ha ottenuto la prima laurea in giornalismo presso l'Università di Costa Rica per poi conseguire un Master in giornalismo all'Università Autonoma di Madrid-El Paìs. Possiede la doppia cittadinanza costaricense e italiana, ma sogna in spagnolo e in inglese.

Letture di Rebecca Battiston, Barbara Rossi, Mery Collesei, Carla Barro.

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La lettura del primo brano con Rebecca Battiston

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La signora Barbara Rossi legge il secondo brano e la signora Mary Collesei il terzo.

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La signora Carla Barro legge l'ultimo brano.

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Alessandro e Luca

Grazie a tutti!

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